Lacrime Di Tenebra by Laurell K. Hamilton

Lacrime Di Tenebra by Laurell K. Hamilton

autore:Laurell K. Hamilton
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2011-08-28T16:00:00+00:00


18

Chattan, il cugino di Sholto, era ancora di guardia alla porta. L’altro cugino di Sholto, Iomhair, doveva essere andato con lui, perché il suo posto era stato preso da un nittalope dalle grandi ali di pipistrello chiuse intorno al corpo come un mantello nero. In posizione eretta costui era poco più basso di me, e nel guardare i suoi grossi e sporgenti occhi neri, così simili a quelli di Chattan, compresi quale fosse la discendenza genetica di quest’ultimo.

Nel vedermi uscire, Chattan si mise sull’attenti. «Principessa Meredith, è bello vederti sana e salva. Questo è Tarlach. È nostro zio.»

Sapevo a chi si riferiva dicendo «nostro». A me.

«Lieta di conoscerti, zio Tarlach. È un piacere incontrare un altro parente del mio re.»

Tarlach s’inchinò con un movimento fluido possibile solo ai nittalopi, la cui colonna vertebrale funzionava in modo assai diverso da quella umana. La loro voce sibilante ricordava quella dei goblin-serpente, ma nel pronunciare certe consonanti si spezzava in strani versi squittenti che facevano pensare agli stormi di oche selvatiche di passaggio in formazione a V nel cielo autunnale. «È trascorso molto tempo da quando un sidhe mi ha chiamato zio.»

«Io porto in me il figlio di tuo nipote, il vostro re. Secondo le leggi sluagh questo fa di noi una sola famiglia. Gli sluagh non hanno difficoltà ad allargare le loro famiglie. Sangue chiama sangue.» Alla Corte Unseelie quella sarebbe stata una frase minacciosa come «occhio per occhio», ma tra gli sluagh significava soltanto che io portavo in grembo la discendenza genetica di Tarlach.

«Tu conosci le nostre usanze; questo è bene. Sei la figlia di tuo padre.»

«Ovunque io vada, fuori dalla Corte Unseelie, trovo gente che apprezzava mio padre. A volte vorrei che fosse stato un po’ meno rispettoso con chi aveva davanti e più aggressivo con quelli che aveva dietro.»

Tarlach fece quella che sarebbe passata per una scrollata di spalle, se avesse avuto spalle. Ma avevo imparato dal mio tutore nittalope, Bhàtar, che si trattava di un cenno d’assenso. «Tu credi che sia stato ucciso da uno dei suoi?» chiese Tarlach.

«Mi propongo di scoprirlo.»

«Ti proponi di essere più aggressiva di tuo padre?» domandò Chattan.

Mi volsi verso l’alto sluagh e accennai di sì. «Conducetemi all’ufficio da cui si può telefonare, e cercherò di essere comunque più pratica.»

«Di quale aiuto può essere una chiamata telefonica contro i Seelie?» volle sapere Tarlach, con quella voce stridula e sibilante. Non tutti i nittalopi riuscivano a parlare con la sua padronanza di linguaggio. Era un segno di discendenza regale tra loro, ma soprattutto di maggiore potere. Anche tra gli sluagh d’alto rango erano pochi quelli che avevano un po’ di magia.

«Chiamerò la polizia degli umani e dirò loro che mio zio Taranis cerca di rapirmi ancora. Loro verranno a salvarmi, e quando io sarò andata via anche la minaccia che i Seelie vi stanno portando se ne andrà.»

«Se gli sluagh non possono opporsi ai Seelie, non potranno neppure gli umani», disse Chattan.

«Ma se i Seelie osassero attaccare la polizia umana infrangerebbero il trattato che firmarono quando vennero a stabilirsi in questa terra.



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